Cara Barbara,

in questi giorni stiamo provando a concordare un appuntamento telefonico per parlare dei tuoi lavori.

Di solito il dialogo maieutico tra chi affronta con il proprio corpo la creatività e chi scrive un testo di commento ai lavori con occhi e penna neutrali, prevede questo ordine.

Con te non voglio farlo, perché ci lega un legame di amicizia profonda e ancora fresche sono la gioia e la meraviglia, che ho provato nel poter vedere la forma che sei riuscita a far sbocciare in te.

Ho buona memoria e ricordo i passaggi delle nostre conversazioni, in cui mi racconti dell`acquisto di un materiale o della curiosità con la quale sperimenti una nuova tecnica.

Ti immagino nella tua casa del borgo dal quale sono fuggita, ma al quale sarò sempre grata per il nostro incontro.

La tua visione del mondo e il tuo universo creativo hanno bisogno di una dimensione raccolta, intima, piccole cose da valorizzare e legare insieme con fili invisibili.

Ho osservato i tuoi lavori e ho immediatamente pensato, che trasmettono il coraggio di esporre la delicatezza alla violenza del mondo. Sono un atto di resistenza.

Possono apparire fragili e novizie, come le opere di chi sta affrontanto il processo di esprimersi creativamente ed offrire i propri frutti al giudizio critico del pubblico, ma già custodiscono in sé la forza e l`armonia di quel capolavoro della natura rappresentato dalle tele di ragno.

Lo penso in particolare dei tuoi esperimenti con le cianotipie, dove ritrovo sia l`elemento tessile che ti accompagna nella tua vita professionale di educatrice, che la ceramica sulla quale imprimi il seducente gioco del „vedo e non vedo“ dei merletti.

I primi mi sono sembrati „azulejos su tela“…immagini una grande parete ricoperta di queste tele, come se fossero singole tessere di ceramica?

 

Ti incoraggio a continuare…

 

Per chi ha bisogno di riferimenti critici e dati biografici, bisogna dire che la figura dell`artista sarda Maria Lai ti ha aiutata a riconoscere le tue intenzioni artistiche.

Ricordo quella visita in galleria da Stefania Miscetti insieme a una tua amica.

Ricordo i capelli rosso-castani di Flavia e il gattone rosso che si aggirava per lo spazio espositivo, ma ancor più la meraviglia nei tuoi occhi.

Maria Lai per te è stata più di una rivelazione; nel gioco degli specchi l`hai percepita come un gigante che ti indicava la strada.

Perché non ti interessa „l`arte per l`arte“, bensì un processo in cui un io forte, dopo averne avvertito la responsabilità, si mette al servizio della comunità affinché questa si percepisca.

 Ed è quello che ha fatto Maria Lai nella sua opera/operazione „Legarsi alla montagna“ del 1981, riuscendo a coinvolgere l`intero paese di Ulassai. Ne venne fuori uno dei primi esempi di arte relazionale, che lo storico dell`arte Filiberto Menna, descrisse in questo modo „Cvoluta la capacità di ascolto di Maria Lai, che ha saputo restituire la parola a un intero paese e rendersi partecipe della memoria e dei fantasmi della gente comune, aiutandola a liberarsi della parte distruttiva di sé e aprirsi con disponibilità nuova al colloquio e alla solidarietà“.

L`aura di Maria Lai la vedo in particolare nella forza con cui tieni un „occhio di dio“ di grandi dimensioni, una sorta di stendardo apotropaico con finalità di protezione, che hai appreso a tessere con l`artista  Edith Schaar attiva a Girona, in Catalogna.

 

Ti confesso una cosa…sono fuggita dal borgo che ci ha fatto incontrare, ma nella grande città che mi ha adottata, ho scelto di vivere in uno dei quartieri con meno distrazioni, perché altrimenti non riuscirei  a restare connessa con il bisogno di riflettere sull`essenziale.

Non potrei mettere a fuoco, né incantarmi dinanzi alla nitidezza della luna piena.

 

È nel silenzio che si apprezza il filo d`erba che riesce a sbucare dall´asfalto.

 

Tu hai la tenacia di quel filo d`erba, per essere riuscita a creare questi lavori in uno dei periodi più complessi e distopici che l`umanità (almeno quella conosciuta) abbia affrontato negli ultimi decenni. La pandemia ha inserito spazi siderali tra le relazioni umane, ma tu sei stata capace di disarmare il virus riducendolo a un`icona simpatica e innocua: una coroncina.

Ne porgi una anche al capo della Venere nel collage ispirato al celeberrimo capolavoro di Botticelli, con la stessa ironia impertinente di un`ape che anziché pungere, decide di sedurre un fiore per trarne  miele da donare.

 

Con tutto l`amore che l`incontro nell`amicizia sa regalare,

 

Lidia